A:
Presidente de “il MANEGIUM”
M.O. Adriano Azzi
Sindaco di Villamarzana
Sig. Claudio Vittorino Gabrielli
Ho ricevuto da un caro amico e cugino il quaderno 6/7 de IL MANEGIUM. E’ un dono graditissimo, stupefacente. Ne trarrò piacere e giovamento.
Sono nato nel 1941 nel borgo di Gognano e lì sono cresciuto e formato. Ho frequentato le elementari tra Gognano e Fratta (maestro Corsi quindi la maestra Milani in Romanato per l’esame di ammissione alla scuola media). Ricordo tante persone, qui mi limito a citare i Sigg. Boniotti, temuti e riveriti padroni di tanta terra di Gognano, e quel Don Cornelio Pavarin, parroco, di cui sono stato chierichetto – cotante si usa dire lì – battitore con coetanei di campi di mais per stanare le lepri, diligente assistente quando a lungo si appostava per il tiro, con carabina, ai beccafichi nell’incurato orto frutteto dei Rigolin, alle Quore. A ciò che avete scritto di lui aggiungo che era uomo frugale, provvidenziale, ospitale, di abitudini notturne, amante dei canarini che allevava liberi in un alto stanzone, cacciatore dalla mira formidabile. Ho pure memoria delle sorelle Boniotti, di me più grandi e vostre benefattrici, per aver avuto per otto anni le medesime frequentazioni: il treno a vapore per Rovigo, la stazione di Fratta, lo stallo per le biciclette, la strada che porta alla stazione. Il palazzo, oggi vostra sede, era ove io svoltavo per imboccare la scorciatoia – uno stretto sentiero in terra battuta ed erba che affiancava lo scolo Valdentro – che sbucava in prossimità della chiesa ove riprendevo la strada per Gognano, ora via San Giorgio.
Ho memoria di com’erano allora i luoghi oggetto della ricerca: la demolita chiesetta di San Biagio con squillante campanella, il “palazzon” – oggi villa Boniotti Cagnoni – con famiglie e animali che lì risiedevano, il vecchio ponte ove c’incontravamo, la chiesa e quanto era lì tutt’attorno.
Ho lasciato Gognano dopo la laurea ma ho continuato a mantenere rapporti ed a nutrire sentimenti per persone e per tradizioni. I miei cari sono per lo più nel bianco e solitario cimitero di Villamarzana, ora oltraggiato dalla Transpolesana.
Sono curioso, capace di stupirmi e di gustare la cultura. Sì che in tarda età mi ha preso pure il diletto di fissare sulla carta “con penna di vecchio ed occhi di bambino” frammenti di vita lontana. Ma la memoria è labile ed insicura. Ed allora capite bene quanto provvidenziali siano testimonianze ed opere quali quelle elaborate del vostro sodalizio. Del luogo del cuore e di fede accuratamente e sapientemente presentato dalla prof.ssa Altafini vi allego un mio breve frammento.
All’inizio ho definito il dono stupefacente, provo a dire il perché.
Che nell’anno 2000 due nobili famiglie decidano di fare donazione di storico palazzo, sia pure un po’ malandato, ad un gruppo di volontari che fanno ricerca, cultura ed archeologia è notizia stupefacente e, per i tempi, decisamente controtendenza. Riconosco nei donanti e nei beneficiari una sana lungimirante follia. Cultura è conoscere e conoscersi, atti propedeutici alla condivisione, alla solidarietà, alla compassione, alla bellezza.
Rinnovo la mia gratitudine all’amico, che pure mi ha amorevolmente e concretamente sostenuto in penose e lunghe incombenze, per quest’ultimo dono.
Trasmetto anche all’Amministrazione di Villamarzana questa email per manifestare sentimenti di riconoscenza per l’adesione all’iniziativa, per la sponsorizzazione, per la distribuzione alle famiglie del “QUADERNO”. Mi compiaccio con gli autori per l’accuratezza delle ricerche, la gradevolezza dei testi, la qualità grafica. Insomma il “QUADERNO” è opera pregevole e meritoria sotto tutti i profili.
Auguro ai componenti del “MANEGIUM” di conservare il coraggio testimoniato dal percorso compiuto, di crescere in numero, di ricevere nuove attestazioni di apprezzamento e di sostegno per il loro sapiente e generoso impegno. Confidando di poter far visita al museo etnografico mi avvalgo per ora delle immagini e dei testi del vostro gradevole sito.
Con riconoscenza e stima cordialmente vi saluto
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